Su una Prospettiva economico-storica per quanto riguarda l’articolo 14, Iure Sanguinis: una visione e una prospettiva della popolazione, economico-storica e politica Internazionale.

 

 

“Panoramica della popolazione italiana attuale
*ISTAT base storica 2016/2017″

 

 

È già stata osservata la riduzione della popolazione residente nei due anni precedenti e ciò continua durante il 2017. In Italia al 31 dicembre vivevano 60 milioni di persone di cui oltre 5 milioni di cittadini stranieri, pari all’8,5% dei residenti nazionali.

Complessivamente fino al 2017 la popolazione è diminuita di 105.472 persone rispetto all’anno precedente. Il declino generale è determinato dal declino della popolazione di cittadinanza italiana (202.884 abitanti in meno) mentre la popolazione straniera (tu, riconosciuto italiano, non sei considerato straniero) è aumentata di 97.412 persone.

Il movimento naturale della popolazione ha registrato un bilancio negativo di quasi 200 mila persone, ossia, più decessi che nascite, cioè il calo di questo movimento è continuo e crescente (non lineare o negativo).

Nel Paese per il terzo anno consecutivo il numero di nascite è stato inferiore a mezzo milione (458.151) di persone e i decessi sono stati di circa 650.000 continuando la tendenza generale di crescita negativa osservata negli anni precedenti a causa dell’invecchiamento della popolazione.

Il movimento migratorio all’estero ha registrato un bilancio positivo di circa 188 mila persone il che significa che gli italiani sono emigrati in altri paesi dell’Europa e del mondo. Un leggero aumento rispetto all’anno precedente del 2016.

Le acquisizioni delle cittadinanze sono diminuite in base alla tendenza dell´aumento degli anni precedenti: nel 2017 i nuovi italiani superano i 146 mila.

Di queste “acquisizioni” il contingente più numeroso è sempre di Albanesi, Rumeni e Marocchini che rimangono in suolo italiano per 10 anni consecutivi per richiedere la cittadinanza italiana.

I brasiliani che ottengono la cittadinanza italiana corrispondono a una percentuale così piccola che non supera il 5% del numero citato precedentemente, e inoltre il riconoscimento non è una concessione ma un riconoscimento di sangue e famiglia.

Per farsi un’idea, in Brasile la fila dei discendenti italiani che da anni sono in attesa del riconoscimento della cittadinanza è praticamente di 140.000 (per un totale di circa 460.000 dovuto ai molti componenti dello stesso nucleo familiare).

Ossia, tutti i 140 mila discendenti di italiani che oggi aspettano il riconoscimento della cittadinanza sono in minore numero rispetto alla cittadinanza concessa a NO IURE SANGUINIS per l’anno 2017 nel totale (146 mila) e anche così il risultato è sempre negativo poiché il tasso di mortalità nel Paese sempre supera quello delle nascite.

Insomma, in un Paese che ogni giorno vede la sua popolazione invecchiare, con un tasso di mortalità più alto del tasso di natalità e totalmente contrario allo Iure Solis e all’Esodo africano, sarebbe un “abbaglio” limitare la popolazione alla seconda generazione per il riconoscimento della cittadinanza Iure Sanguinis, o seguire con il DL per estendere il termine di riconoscimento della cittadinanza Iure Sanguinis (un tipo di limitazione indiretta).

Tuttavia, un Paese che invecchia gradualmente e positivamente a ogni anno ha il 47% della sua popolazione inattiva (anziani, bambini e disoccupati) a proprie spese, il che aumenta ulteriormente le tasse che devono essere pagate da coloro che sono economicamente attivi.

Ciò di cui l’Italia ha bisogno è “rinnovare il mercato lavorativo” e di lavoratori giovani e qualificati, questo aumenta la capacità delle persone economicamente attive, riduce i costi statali in relazione alle tasse e il modo migliore per farlo è “prendersi cura” della gente di sangue italiano, giovane e capace di lavorare.

Anziché rimandare il problema o prolungare i tempi, dovrebbe essere istituita una “task force” affinché questi italiani nati all’estero possano essere reintrodotti in Italia con un progetto integrato di inserimento nel mercato di lavoro, nella cultura e nella lingua italiana. In questo modo l’Italia, intelligentemente, riporterebbe in patria i figli che un giorno sono migrati all´estero.

Ci sono pure quelli che dicono che le persone cercano la cittadinanza italiana per godere dei benefici e migrare come cittadini italiani in paesi come il Regno Unito, la Germania e così via. Sì?

Così come gli italiani nati in suolo italiano migrano verso questi paesi in cerca di migliori opportunità – vedere le statistiche presentate. (Dati ISTAT)
Solo nel 2017 quasi 200.000 italiani nati in Italia sono migrati all’estero. Conosco più di 10 nati in Toscana che vivono nel Regno Unito.

Quasi tutti i brasiliani che conosco e che richiedono la cittadinanza hanno una laurea e parlano inglese, non sono qui per chiedere soldi, al contrario, vengono e cercano di integrarsi nel mercato del lavoro e nella cultura italiana.
Non sarebbe prudente per lo Stato italiano attuare una manovra inimmaginabile come quella menzionata nel controverso “decreto Salvini” su Iure Sanguinis.

 

La Storia in un breve testo

 

 

È importante conoscere le ragioni e la storia di questi figli e nipoti, pronipoti di immigrati italiani.

Durante l’unificazione d’Italia (1861) e subito dopo, l’Italia ha avuto difficoltà per nutrire una grande popolazione e per sostenere le famiglie in materia di salute. Sia il governo italiano e sia quello brasiliano hanno concordato e incoraggiato reciprocamente l’immigrazione di massa, in modo che lo stato italiano fosse in grado di mantenere in migliori condizioni di vita gli italiani rimasti in Italia. Quelli che sono migrati mandavano soldi in Italia per aiutare lo stato e le loro famiglie.

Coloro che sono emigrati hanno fatto uno sforzo per lasciare la loro patria con la promessa di nuove opportunità in una terra sconosciuta. Molti sono morti in mare, ma questo sforzo degli italiani ha fornito migliori condizioni per lo Stato e anche per quelli che ci sono rimasti.

Insomma, i figli e i nipoti di italiani nati in suolo italiano devono almeno un po’ delle loro attuali condizioni di vita a quegli immigrati italiani. Penso anche che se l’immigrazione di massa non fosse avvenuta, avrebbe messo in pericolo il mantenimento dell´Italia unita.

Poco tempo fa, l’8 ottobre scorso, nel programma Rai “L’Italia con noi”, l´Ill.mo Presidente della Repubblica Italiana, Mattarella, ricorda i “figli della patria” che una volta hanno lasciato la loro patria.

Il famoso “Made in Italy” è il risultato del duro lavoro degli immigrati italiani del ventesimo secolo che hanno fatto in America la fama della nostra patria e hanno creato un marchio di qualità.

Penso che invece di limitare la generazione dell´ immigrante italiano, sarebbe più giusto condizionare il riconoscimento della cittadinanza italiana alla conoscenza della lingua, della cultura e soprattutto dei doveri come cittadini di un paese.

Dico che “limita” perché si estende fino a un termine di 48 mesi e oggigiorno nei consolati in Brasile ci vogliono circa 10 anni o di più. Anche estendere i termini da 180 giorni a 48 mesi nei Comuni italiani è ugualmente una limitazione perché se va fatto in un Comune italiano non è permesso lavorare durante questo periodo, il che lo rende irrealizzabile e lascia solo la possibilità di attendere per lunghi 10 anni nei consolati in Brasile.

 

 

Una visione del Decreto-Legge, specificamente l’articolo 14

 

 

Innanzitutto un decreto-legge nell’ordinamento giuridico italiano è un atto normativo provvisorio con forza di legge, adottato in casi straordinari di necessità e urgenza dal Potere Pubblico, ai sensi dell’art. 77 e 72 della Costituzione della Repubblica Italiana.

Entra in vigore immediatamente dopo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, ma con effetti provvisori, in quanto i decreti-legge diventano inefficaci se il Parlamento non li converte in legge entro 60 giorni dalla loro pubblicazione. È inoltre regolato ai sensi dell’art. 15 della legge del 23 agosto 1988, 400.

Un decreto-legge tuttavia è sempre guidato dalla necessità di anticipare gli effetti senza attendere il tempo del processo parlamentare e relativo a questioni di carattere URGENTE.

Poiché il tempo di attesa per le decisioni in Parlamento è lungo e ampio, c’è sempre un aumento nell’uso del decreto-legge (sia qui o in Brasile) e che l’esecutivo lo utilizza con più intensità.

Genericamente spiegando che cos’è un decreto-legge nell’ordinamento giuridico italiano, vediamo che tale atto ha come primo obiettivo l’effetto immediato e a breve termine però come natura giuridica ha argomenti e casi di esplicita urgenza.

Si può verificare proprio sulla PRIMA PAGINA del decreto su cui si basa.

Secondo la procedura legislativa, affinché un decreto-legge abbia efficacia (pubblicato) deve essere approvato dal Consiglio dei ministri, firmato dal Presidente della Repubblica e immediatamente pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.

In seguito deve essere presentato lo stesso giorno per l’apprezzamento da parte della Camera che deve riunirsi entro 5 giorni.

Inoltre, l’articolo 72 della Costituzione, nel terzo paragrafo, consente ai regolamenti parlamentari di stabilire che per l’esame e l’approvazione delle leggi dovranno essere soggetti a commissioni specifiche.
Il regolamento del Senato prevede ancora il parere obbligatorio espresso in via preliminare dalla Commissione per gli Affari Costituzionali sull’esistenza dei requisiti di NECESSITÀ E URGENZA della materia.

Ritornando all’articolo 77 della Costituzione Italiana: “Quando, in casi straordinari di necessità e urgenza, il Governo adotta sotto la sua responsabilità, misure provvisorie con forza di legge”.

È vero che se entrerà in vigore come LEGGE, i termini oggi stabiliti dall’articolo 2, comma 4, L. n. 41/1990, di 90 giorni e che non possono superare i 180 giorni, saranno estesi a un periodo massimo di 48 mesi.

In sintesi, sottolineo che è un’opinione personale che vorrei condividere, il famoso “argomento” testo dell’Art. 9-com comma 2 del Decreto Salvini, è incostituzionale poiché non è di carattere urgente e neppure un caso straordinario di necessità, come stabilito nell’art. 77 e 72 della Costituzione.
Inoltre, il testo è fortemente travisato e mette in discussione la reale intenzione e applicabilità dei suddetti “fatti verificatisi prima del gennaio 1948”.

È chiaramente mal redatto, perché secondo il Dossier pubblicato, c’è già un’altra interpretazione su tale passo.

Tale decreto-legge di 80 pagine che dedica 1/4 di pagina per commentare la cittadinanza italiana per diritto di sangue, se sarà veramente analizzato e valutato nella sua interezza nelle sue prossime fasi di approvazione, credo fermamente che sarà eliminato da tale decreto da fattori precedentemente spiegati, tali come senza carattere URGENTE e per essere incostituzionale, violando se non altro gli articoli 2, 3, 4 e 10 della Costituzione Italiana.

 

Conclusione

Ora contiamo sui nostri rappresentanti perché non ci sia alcun cambiamento delle scadenze alla legge 5 febbraio 1992, n.91 sia veramente convertita in legge.

 

 

Roberto de Lorenzo
Italo Brasiliano
Master in Economia presso UFRJ

 

 

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Sobre o uma Perspectiva econômico-histórica no que tange o Artigo 14, Iure Sanguinis do DL em vigor. Uma visão sobre uma perspectiva populacional, econômico-histórica e politica internacional.

 

 

Panorama populacional Italiano atual
*ISTAT base histórica 2016/2017

 

A redução na população residente já foi observada nos dois anos anteriores e continua em 2017.
Em 31 de dezembro, 60 milhões de pessoas vivem na Itália, dos quais mais de 5 milhões de cidadãos estrangeiros, o equivalente a 8,5% dos residentes nacionais.

No geral, até 2017, a população diminuiu em 105.472 pessoas em comparação com o ano anterior. O declínio geral é determinado pelo declínio da população de cidadania italiana (202.884 habitantes menos), enquanto a população estrangeira (você, reconhecido italiano, não é considerado estrangeiro) aumentou em 97.412 pessoas.

O movimento natural da população registrou um saldo negativo para quase 200 mil pessoas, ou seja, morre mais do que nasceu e esse movimento é contínuo e crescente (não linear ou negativo).

Pelo terceiro ano consecutivo, o número de nascimentos é inferior a meio milhão no país (458.151) e as mortes foram quase 650.000, continuando a tendência geral de crescimento negativo observada nos anos anteriores devido ao envelhecimento da população.

O movimento migratório com países estrangeiros registrou um saldo positivo de cerca de 188 mil pessoas, o que significa que os italianos emigraram para outros países da Europa e do mundo. Um ligeiro aumento em relação ao ano anterior de 2016.

As aquisições de cidadania caíram em relação à tendência de alta dos anos anteriores: em 2017 os novos italianos ultrapassam 146 mil.

Dessas “aquisições”, o maior contingente é sempre albaneses, romenos, marroquinos que permanecem em solo italiano por 10 anos consecutivos para requerer a cidadania italiana.

Os brasileiros que reconhecem a cidadania italiana correspondem a uma porcentagem tão pequena, que não excede 5% desse número mencionado acima, ainda, o reconhecimento não é uma concessão e sim um reconhecimento de sangue, de família.

Para se ter uma idéia, as filas de descendentes de italianos que estão aguardando reconhecimento por anos no Brasil são de praticamente 140 mil (para um total de cerca de 460 mil, devido a vários membros por família).

Ou seja, todos aqueles que estão esperando hoje, 140 mil, é um número menor que a cidadania concedida NÃO IURE SANGUINIS para o ano de 2017 no total (146 mil) e mesmo assim, o resultado é sempre negativo, pois a taxa de mortalidade no país sempre supera a de natalidade.

Em suma, um país que todos os dias vê sua população envelhecer, com uma taxa de mortalidade superior à taxa de natalidade e ainda totalmente contrária ao Iure Solis e ao Êxodo africano, seria um dos maiores “golpes no pé” limitar a população ate a segunda geração para o reconhecimento da cidadania Iure Sanguinis, ou seguir com o DL de prolongar o prazo de reconhecimento da cidadania Iure Sanguinis ( um tipo de limitação indireta) .

No entanto, um país que envelhece gradualmente e positivamente a cada ano tem 47% de sua população inativa (idosos, crianças e desempregados) às suas custas, o que aumenta ainda mais os impostos que devem ser pagos por aqueles que são economicamente ativos.

O que a Itália precisa e “renova a frota” e as mãos de trabalhadores jovens e qualificados, aumenta a capacidade de pessoas economicamente ativas, reduz os custos do estado em relação aos impostos e a melhor maneira de fazê-lo e “cuida” das pessoas de sangue italiano, jovem e capaz de trabalhar.

Ao invés de postergar o problema ou prolongar os tempos, deveria ser feito um “task force” para que estes italianos natos no exterior, fossem inseridos novamente na Itália, com um projeto integralizado de inserção ao mercado de trabalho, cultura e idioma. Desta forma, a Itália, de forma inteligente, traria de volta os filhos de sua pátria que migraram um dia.

Há também aqueles que dizem que as pessoas estão procurando cidadania italiana para aproveitar os benefícios e migrar como cidadão italiano em países como o Reino Unido, Alemanha e assim por diante.
Sim?

Assim como os italianos nascidos em solo italiano migram para esses países em busca de melhores oportunidades, veja as estatísticas apresentadas acima. (Dados ISTAT)
Somente em 2017, quase 200 mil italianos nascidos na Itália migraram para o exterior. Eu mesmo conheço mais de 10 nativos da Toscana que foram morar no Reino Unido.

Quase todo mundo que eu conheço que requer cidadania italiana do Brasil, tem curso universitário e falam inglês, eles não estão aqui pedindo dinheiro, pelo contrário, eles vêm e procuram se integrar ao mercado de trabalho e cultura.
Não seria prudente que o Estado italiano implementasse uma manobra inimaginável como a mencionada no controverso “decreto Salvini” sobre Iure Sanguinis.

 

 

História em poucas palavras em um brevíssimo texto

 

 

É importante conhecer as razões e a história desses filhos e netos, bisnetos de imigrantes italianos.

Durante a unificação da Itália (1861), e logo depois, a Itália teve dificuldade em alimentar uma enorme população para apoiar famílias em questões de saúde e tanto o governo italiano quanto o brasileiro, concordaram e incentivaram reciprocamente com a imigração em massa, de modo que o estado italiano tivesse condições de manter os italianos em solo italiano em melhores condições de vida. E aqueles que migraram enviavam dinheiro para a Itália para ajudar o estado e suas famílias.

Aqueles que emigraram, fizeram um esforço para deixar sua terra natal com a promessa de novas oportunidades em uma terra desconhecida, muitos morreram ao longo do mar, mas este esforço dos italianos forneceu melhores condições para o Estado e também para aqueles que permaneceram em solo italiano.

Em suma, os filhos e netos de italianos nascidos em solo italiano devem, ao menos um pouco, de suas atuais condições de vida àqueles imigrantes italianos. Penso até que se a imigração em massa não tivesse ocorrido, poria em perigo a manutenção da Itália unificada.

A pouco tempo , no dia 08 de outubro ultimo para o programa Rai “L’Italia con noi”, o Exmo. Presidente da Republica Italiana Mattarella, recorda sobre os “filhos da Pátria” que um dia deixaram sua terra natal.

O tão famoso “ Made in Italy” é fruto de trabalho duro dos imigrantes italianos do século XX que fizeram na América, a fama de nossa pátria e criaram tal “selo” marca de qualidade.

Penso que, em vez de limitar a geração do imigrante italiano, seria mais correto condicionar o reconhecimento da cidadania italiana ao conhecimento da língua, da cultura e, acima de tudo, dos deveres como cidadãos de um país.

Digo “limitar” pois prolongar à um prazo de conclusão para 48 meses, sendo que hoje já se leva cerca de 10 anos ou mais nos consulados no Brasil, ou, prolongar os prazos de 180 dias para 48 meses nos Comuni Italianos, e igualmente uma limitação, pois se feito em um Comune Italiano, não se permite trabalhar durante o período, o que o torna inviável e deixando apenas a opção de espera de longos 10 anos nos consulados no Brasil.

 

 

Uma visão do Decreto Lei, mais precisamente o Artigo 14

 

 

Antes de qualquer coisa, um decreto-lei, no ordenamento jurídico italiano, é um ato regulamentar provisório com força de lei, adotada em casos extraordinários de necessidade e urgência pelo Poder Público, nos termos do art. 77 e 72 da Constituição da República Italiana.

Entra em vigor imediatamente após a publicação na Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, porém com efeitos produzidos provisórios, porque os decretos-lei perdem a eficácia se o Parlamento não os converter em lei dentro de 60 dias da sua publicação. Também é regulamentado nos termos do art. 15 da lei de 23 de agosto de 1988, n. 400.

Porém, um decreto-lei, é sempre movido pela necessidade de antecipar os efeitos sem esperar pelo tempo do processo parlamentar e relacionados a assuntos com caráter DE URGÊNCIA.
Como o tempo de espera para decisões no Parlamento são longos e extensos, há sempre um aumento no uso do decreto-lei ( seja aqui ou no Brasil) e o qual o Executivo recorre com muito mais intensidade.

Superficialmente explicado o que é um Decreto lei no ordenamento jurídico italiano, vemos que tal ato tem como objetivo maior, o efeito em curto prazo e imediato, porém tem como natureza jurídica assuntos e casos de urgência explícita.
Vê-se isso, logo na PRIMEIRA PAGINA do Decreto em qual se baseia tal decreto.

De acordo com o procedimento legislativo, para que um decreto lei tenha sua eficácia ( publicado), deve ser aprovado pelo Consiglio dei ministri, assinado pelo Presidente da Republica e imediatamente publicado na Gazzetta Ufficiale.
Em seguida, deve ser apresentado no mesmo dia para apreciação da Câmara, que deve reunir-se no prazo de 5 dias.

Ainda, o Art. 72 da constituição, no terceiro parágrafo, permite que os regulamentos parlamentares estabeleçam que para o exame e aprovação das leis, deverão ser passíveis de comissões específicas.
O regulamento do Senado ainda prevê a opinião obrigatória expressa preliminarmente pela Comissão de Assuntos Constitucionais sobre a existência dos requisitos de NECESSIDADE E URGENCIA da matéria.

Voltando ao Art. 77 da Constituição Italiana : “Quando, em casos extraordinários de necessidade e urgência o Governo adota, sob sua responsabilidade, medidas provisórias com força de lei,”

É certo sim, que se entrar em vigor como LEI, os prazos hoje estabelecidos pelo art.2, c.4, L. n.241/1990 de 90 dias e que não podem exceder 180 dias, passarão a um tempo máximo de 48 meses.

Em resumo, e ainda, reforço aqui que trata-se de uma opinião pessoal a qual gostaria de dividir, o famoso “tópico” texto do Art. 9-ter comma 2 do Decreto Salvini, é inconstitucional pois não tem caráter de urgência e tão pouco se trata de um caso extraordinário de necessidade como estabelecido no art. 77 e 72 da constituição.
Ainda, o texto esta altamente mal redigido e que coloca em dúvida a intenção real e aplicabilidade sobre o mencionado “ fatos ocorridos antes de janeiro de 1948”.

É notória a má redação, pois de acordo com o Dossiê emitido, já existe outra interpretação sobre tal passagem.

Tal decreto-lei de 80 páginas que dedica 1/4 de página a comentar sobre cidadania italiana por sangue, se for realmente analisado e avaliado em sua integridade em suas próximas etapas de aprovação , creio piamente que será eliminado de tal decreto por fatores anteriormente explanados tais como sem caráter de URGÊNCIA e por ser inconstitucional, ferindo, pelo menos, os artigos 2, 3, 4 e 10 da constituição italiana.

 

 

Agora, contamos com os nossos representantes para que nenhuma alteração quando a prazos Alla legge 5 febbraio 1992, n.91 seja realmente convertida em lei.

 

 

Roberto de Lorenzo
Italo Brasileiro
Mestre em Economia pela UFRJ

Fonte: ISTAT  |  Senato della Repubblica Italiana

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